La Compagnia Teatrale Amatoriale

Formazione di una Compagnia teatrale e figure al suo interno.

Una Compagnia Teatrale Amatoriale è essenzialmente un gruppo di persone che si riunisce insieme in giorni prestabiliti per apprendere, studiare e mettere in pratica una delle forme artistiche più vecchie dell’umanità: il teatro.
Raramente il teatro è fine a se stesso, ma si rivolge ad una fetta di pubblico, spesso settoriale quando a praticarlo è una compagnia amatoriale; il fine ultimo del gruppo è quello di trasmettere sensazioni atte a provocare negli spettatori sentimenti di varia natura.
Una CTA ha essenzialmente due facce: una è quella pratica, amministrativa, e una quella artistica.
Per la parte amministrativa la Compagnia è composta da un presidente, un vice presidente, un segretario, un cassiere; tutti gli altri membri sono consiglieri.
Per avere chiare tutte le disposizioni amministrative attualmente vigenti basta consultare un ente di Federazione (Uilt, Fita, Tai) accedendo alle informazioni necessarie ad avere tutti i parametri atti all’adempimento di tutte le disposizioni di legge che regolamentano il settore. Io consiglio sempre l’iscrizione a uno di questi enti, perché, oltre a far sentire la Compagnia parte viva ed essenziale nel mondo del teatro, offre anche la possibilità di accedere ai concorsi teatrali, di confrontarsi con altre realtà ed infine di usufruire di una speciale assicurazione infortunistica.
Per la parte artistica la compagnia sarà composta dal regista, gli attori, un suggeritore, lo scenografo, il costumista, il truccatore, il fonico, il tecnico luci, un grafico e il direttore di palcoscenico.
Quasi sempre i ruoli e le cariche sopra citate si intrecciano, così che il presidente può essere anche un attore, o il regista, ecc ecc.
Indico tutti questi ruoli al maschile, ma naturalmente non ci sono discriminazioni di sesso, anzi, molte di queste cariche artistiche si adattano molto di più a figure femminili.
Lo scopo di tutta la compagnia, sia la parte pratica che quella artistica, sarà quello di portare avanti un lavoro o più lavori teatrali, per permettere la sopravvivenza “finanziaria” della compagnia stessa, e quindi accedere al vero fine che non dovrebbe mai essere perso di vista: la cultura teatrale. La CTA quindi dovrà “crescere” teatralmente, e permettere così al gruppo di potersi confrontare anche con altre compagnie, in un sano  e costruttivo spirito di competizione.
Naturalmente il Presidente avrà il compito, oltre che di adempire a tutte le disposizioni amministrative, anche di “vigilare” sull’avanzamento dei lavori, sui tempi di attuazione e gli ostacoli che si presenteranno durante la messa in scena di una commedia.
Il regista dipenderà direttamente dal presidente, lo ascolterà e cercherà di risolvere insieme a lui le varie anomalie che si venissero a creare. Nel caso in cui queste due cariche siano ricoperte dalla stessa persona il problema non sussiste; ma quando sono due figure diverse, la responsabilità di risolvere i problemi sarà di ambedue, e questo per non creare nella sezione artistica un clima ostile verso il regista, il quale potrebbe avere serie difficoltà nel continuare serenamente il suo lavoro.

La scelta del testo ed il ruolo di regista e attori

La scelta del testo non spetta al regista, come spesso si tende a credere, ma a tutto il gruppo, ed è essenzialmente legato a questi quattro fattori: tipo di spettacolo, numero dei personaggi e attori a disposizione, budget di realizzazione, tempi previsti alla messa in scena.
Scelta la commedia rispettando queste quattro regole, comincia il lavoro vero e proprio di regia.
La prima cosa che egli farà sarà leggere il lavoro a fondo ed assegnare i personaggi.
Qui le soluzioni possono essere due.
Nel caso di una prima commedia messa in scena da una nuova compagnia, il regista cercherà di abbinare i caratteri dei vari attori a quelli dei personaggi. Questa è la strada più semplice, e servirà sicuramente a fare il primo passo con il piede giusto nel mondo del teatro.
Quando una compagnia avrà già messo in scena vari lavori teatrali, il regista, affrontando una nuova commedia, potrà anche decidere di “cambiare” i personaggi, in modo che tutti imparino a calarsi in panni che non gli appartengono, finalmente misurandosi con situazioni e luoghi inusuali, permettendo così un importante crescita teatrale.
In ogni caso ci saranno tre o quattro letture al tavolo, durante le quali chiunque potrà sollevare obiezioni su la parte assegnata, e trovare la soluzione insieme al regista e gli altri componenti della compagnia. Dal momento in cui cominciano le prove vere e proprie, le parti saranno cambiate solo per impegni urgenti o improrogabili.
Sarà anche compito del regista cercare di adattare il testo agli attori a disposizione, cercando di non stravolgere il testo, e, in caso di pesanti riadattamenti, chiedere il permesso all’autore, se vivente.
Gli attori dovranno studiare la parte a loro assegnata, cercando di abbinare i giusti gesti alle giuste frasi. Un movimento del corpo, una alzata di mano o un paio di passi al momento giusto e nel giusto contesto vocale, possono fare la differenza tra una scena mediocre e una buona scena. In questo il regista può aiutare molto, motivando l’attore a cercare dentro di se’ il personaggio e farlo vivere sul palcoscenico nella maniera corretta.
Naturalmente il regista cercherà di modellare il lavoro avendo in mente uno schema ben preciso di risultato finale, quindi avrà bisogno di estrema concentrazione durante le prove, al pari degli attori che stanno recitando.
Una delle cose fondamentali da mettere in pratica quando si affronta un testo teatrale, è la consapevolezza di noi stessi. Perciò l’attore che calca il palcoscenico dovrà trasformarsi, quasi come per magia, ed assumere le sembianze morali e fisiche del personaggio interpretato; questo sia nelle prove che nelle rappresentazioni vere e proprie. E’ una cosa importantissima, poiché mette l’attore stesso e tutti coloro che lo circondano nella condizione di incastrarsi perfettamente nella trama del lavoro svolto, sia esso un dramma o una commedia, rendendo al meglio le informazioni che l’autore ha cercato di trasmettere attraverso quel testo.
La difficoltà è grande: si tratta di rinunciare, per un paio d’ore, alla propria personalità, per calarsi nei panni di qualcun altro: non tutti ci riescono, ma chi lo fa nel modo giusto può essere considerato un buon attore a tutti gli effetti.
La conoscenza della parte recitativa è condizione essenziale per il buon proseguimento del lavoro, sia da parte del regista che da parte degli interpreti; raramente l’improvvisazione paga, e solo attori di decennale esperienza riescono a metterla in pratica nel giusto modo.

Lo svolgimento degli altri ruoli

Ed ora passiamo al ruolo ricoperto da altre figure, non meno importanti dei sopra detti.
Cominciamo dal suggeritore.
Ultimamente molte compagnie teatrali ne fanno a meno, fidandosi della memoria degli attori.
La verità è che un vuoto di memoria può capitare a chiunque, anche agli attori più esperti: ecco perciò che la figura del suggeritore diventa un supporto di sicurezza, un faro in caso di nebbia. Basterà una parolina, un accenno per riportare il discorso sul binario del testo rappresentato. Il suggeritore dovrà tacere quasi sempre, ma stare molto attento, ed intervenire solo in caso di necessità.
Incredibilmente fastidiose sono le commedie dove il suggeritore si sente fino alla terza fila del pubblico.
Nel passato la figura del suggeritore era molto più importante di ora: ma allora le compagnie teatrali sfornavano anche una commedia al mese, e ricordarle tutte a memoria era un’impresa mastodontica. In molti vecchi teatri esiste ancora, a ridosso del proscenio, “la buca del suggeritore”, dove il poveretto si calava e spifferava agli attori tutta la commedia, per filo e per segno, a volte accompagnando la voce anche con i gesti. Adesso le compagnie teatrali preferiscono, e a ragione, mettere questa figura dietro una quinta laterale.
Il direttore di palcoscenico sarà quello che starà sempre dietro le quinte, a mandar fuori gli attori quand’è il loro turno; preparerà anche tutto il materiale scenico che serve alla realizzazione della commedia, e sua sarà la responsabilità di mancanze di oggetti, vestiario o entrate tardive. Quindi dovrà entrare in azione almeno una decina di prove prima della messa in scena, catalogare tutto, segnarsi le sequenze di entrata e di uscita; dovrà anche calcolare il tempo di un’eventuale intervallo, far aprire e chiudere il sipario al momento giusto.
Una figura importantissima è lo scenografo.
Non è, come molti sono portati a credere, solo un esecutore della scenografia voluta dal regista. Altrimenti si chiamerebbe falegname, o carpentiere, non certo scenografo.
Lo scenografo è quello che, dopo aver visto svariate volte le prove della commedia, comincia a buttare giù bozzetti e disegni di come dovrebbe venire la scenografia. Ha completa autonomia, e il regista accetterà di buon grado quanto proposto, a meno di clamorose sviste. Quando sarà stilato il disegno definitivo, comincerà a mettere in pratica quanto concordato. Di solito il budget per la realizzazione di una commedia incide sulla fattura delle scene, ma è anche vero che una volta realizzata la prima, le altre possono esser fatte recuperando e riutilizzando molti dei materiali della commedia precedente.
Compito dello scenografo sarà anche quello di montare la scenografia prima di una commedia, naturalmente facendosi aiutare da persone di fiducia che individuerà all’interno del gruppo.
Il costumista è l’altra voce “costosa” della realizzazione di una commedia. Anch’esso, come lo scenografo, dovrà assistere a diverse prove, capire e decidere che costumi utilizzare, proporli al regista ed infine realizzarli o farli realizzare. In caso di commedie “in costume” non sarebbe male prenderli a nolo.
Per il fonico e il tecnico luci il discorso è un po’ diverso: dovranno mettere in pratica le disposizioni del regista, poiché decisioni autonome potrebbero influenzare gli schemi mentali del regista stesso. Una volta capito l’idea del regista, starà a loro far sì che non manchi il sostegno tecnico in questo settore, mettendo le musiche giuste al momento giusto e facendo un piano dettagliato di luci.
Compito del fonico sarà anche quello di garantire l’udibilità della commedia in sala, usando magari specifici microfoni.
Invece un altro compito del tecnico luci sarà quello di spengere e accendere le luci del teatro, magari facendosi aiutare dal responsabile del teatro stesso.
Trucco e parrucco dovranno necessariamente essere realizzati da diversi membri della compagnia: è infatti impensabile che una sola persona possa truccare o pettinare tutti alla perfezione in un’ora o due prima della messa in scena dello spettacolo. Però ci dovrà essere un responsabile, che indichi agli altri cosa fare e quando. Dovrà anche assistere almeno alle ultime prove della commedia, e decidere insieme al regista il tipo di trucco da adottare. Naturalmente molto della scelta sarà relazionato all’utilizzo dei filtri colorati dei proiettori.
Altra figura indispensabile è il grafico, cioè colui che realizzerà le locandine, i manifesti e i programmi di sala. Anche lui dovrà assistere alle prove della commedia, e cercare qualcosa di originale per mettere in risalto le caratteristiche salienti della commedia stessa. Poi dovrà incaricarsi di trovare una stamperia e farsi preparare il materiale cartaceo. Suo compito sarà anche quello di contattare tecnici e fotografi per un eventuale ripresa ed occuparsi della realizzazione pratica degli album fotografici o dei trailers da mandare ai vari concorsi.

Questa è la mia idea di una compagnia teatrale amatoriale che vuole fare del teatro e dello spettacolo in generale un modo di stare insieme con uno scopo ben preciso: apprendere sempre di più nel settore dell’arte teatrale, per poter far divertire il pubblico; tutto il pubblico, sia quello di casa sia quello di fuori. Troppo spesso molte compagnie si scontrano con una triste realtà, e cioè che quello che vale per gli spettatori vicini non vale per quelli di altre città; e allora serve studio, impegno e dedizione, esattamente come in tutte le discipline, sia sportive che artistiche. Perché il teatro, anche quello che sembra “locale”, ha in se’ alcune caratteristiche che lo rendono universale: basta scovarle e metterle in evidenza.
Mi rendo benissimo conto che difficilmente una compagnia teatrale amatoriale riuscirà a mettere in pratica tutto ciò che è stato scritto in queste tre pagine, ma se anche tenterà di avvicinarsi con buona volontà e abnegazione, avendo come fine ultimo la cultura teatrale, entrerà con forza a far parte del mondo del teatro amatoriale in Italia; una forza composta da ben più di tremila gruppi, da quelli iscritti a una qualche Federazione di teatro a quelli “anonimi”; tremila gruppi che movimentano almeno cinquantamila persone, e riescono ad avere bacini immensi di spettatori, contribuendo alla continua crescita culturale e sociale della comunità in cui vivono, in alcuni casi garantendo la continuità delle tradizioni del territorio  e diffondendo sempre l'amore per il teatro.